martedì 3 novembre 2015

Dora Maar, amante e musa di Picasso

Dora Maar, il cui nome di battesimo era Henriette Theodora Marković, nacque in Croazia da Josip Marković, architetto croato famoso in Sud America, e Julie Voisin, appartenente a una famiglia cattolica di Touraine, Francia.[2]

L'incontro con Picasso

Pubblica le sue prime foto nel 1930 e l’anno seguente lavora con il fotografo ungherese Brassaï. Nel 1931, in società con Pierre Kéfer, apre uno studio fotografico, operando nel settore della moda e della pubblicità, firmando le sue foto Kéfer-Dora Maar. Di estrema sinistra, diviene famosa con la sua Rollei, per le istantanee che ritraggono la mondanità francese. Le sue foto vengono pubblicate su riviste prestigiose come Madame Figaro. Diviene prima la compagna del cineasta Louis Chavance, e in seguito del poeta Georges Bataille. Espone all’Internazionale della fotografia di Bruxelles ed alla mostra dello studio Saint-Jacques per la "Constitution des Artistes Photographes". Georges Bataille la introduce nella cerchia dei surrealisti, dove conosce Breton, Eluard, Leiris, Man Ray. Prende parte all’attività del gruppo con alcune foto e fotomontaggi; ritocca i negativi, utilizza solarizzazioni, collage, fotomontaggi e sovrapposizioni.
Maar era già conosciuta come fotografa prima di incontrare Picasso. Il primo incontro avvenne a Parigi nel 1935 sul set del film Le crime de Monsieur Lange di Jean Renoir quando lei aveva 28 anni e lui 54. Il secondo sulla terrazza del caffè Les Deux-Magots a Saint-Germain-des-Prés dove Dora, seduta da sola a un tavolino, colpiva con un coltellino lo spazio tra un dito e l'altro della mano, inguantate di bianco, non fermandosi se si feriva. Li presentò il famoso poeta Paul Éluard, che accompagnava Picasso. Il pittore si fece dare i suoi guanti insanguinati e li espose su una mensola del suo appartamento. Picasso era affascinato dalla bellezza e dallo spagnolo fluente di Dora, che era cresciuta in Argentina[3].
Poco dopo quest'incontro trovò a Picasso un nuovo appartamento in affitto, in Rue des Grands-Augustins, mentre lei restò nella casa dietro l'angolo, potendo accedere allo studio dell'artista solo su invito.
Picasso adorava umiliare Dora, tanto da convincerla ad abbandonare la fotografia per la pittura, campo in cui non poteva competere con l'artista. La faceva ingelosire, essendo ancora legato a Marie-Thérèse Walter, che gli aveva dato anche una figlia, Maya. L'ormai ex-fotografa fu sopraffatta dalla personalità del pittore: divenne la sua musa privata e la ritrasse in numerosissimi dipinti, ma era vista anche come l'incarnazione stessa del dolore[4]. Picasso iniziò a dipingere Guernica usando il volto di Dora per ritrarre la figura che sorregge la lampada al centro, e lei, affascinata dalla potenza figurativa del dipinto, riprese in mano la macchina fotografica e cominciò a scattare. Gli scatti fotografici che la resero famosa al mondo artistico testimoniano ancora oggi l'evoluzione dell'opera e furono pubblicati nel numero 4-5 della rivista Cahiers d'art del 1937[5]. Insieme, lei e Picasso studiarono diversi tipi di stampe con Man Ray.
La loro relazione durò quasi nove anni. Dora Maar fu lasciata da Picasso, che nel 1943 aveva appena incontrato la giovanissima Françoise Gilot, e cadde in una profonda depressione, soffrendo anche per la propria sterilità, che la costrinse a farsi ricoverare in una clinica psichiatrica. Fu sottoposta a numerosi elettroshock e presa in cura dallo psicanalista dello stesso Picasso, Jacques Lacan, che riuscì a farle accettare la malattia.

Periodo dopo Picasso

Nella Parigi del 1944, ancora occupata dai nazisti, Picasso le lasciò un disegno del 1915 come regalo d'addio; ritraeva Max Jacob, caro amico di Picasso appena deceduto nel campo di concentramento di Drancy dopo essere stato arrestato dai nazisti. Picasso le lasciò anche alcune nature morte e una casa a Ménerbes, in Provenza. Dora conservò questi dipinti fino alla sua morte, avvenuta nel 1997. Fu una delle poche amanti a sopravvivere a Picasso non suicidandosi, sebbene dicesse Io non sono stata l'amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone[6].

Carriera fotografica

Dora Maar si fece conoscere negli anni '20 e '30 come fotografa commerciale con ritratti e pubblicità, e nel tempo libero sperimentava la street photography e le avanguardie.
Nelle sue fotografie la Maar tinse i mendicanti ciechi e i bambini disadattati di un'inusuale dignità; rese austeri i collage e le immagini surrealiste (un paio di scarpe che stanno apparentemente passeggiando sulla spiaggia) e creò due opere spettrali capovolgendo il soffitto di una cattedrale.
Impresse su pellicola ciò che potrebbe essere classificato come street surrealism: una bambola abbandonata sospesa con un chiodo a una recinzione in legno; un gruppo di bambini che si azzuffano con una paio di gambe in più. La sua opera fotografica si distingue per una limpidezza formale e un'emozione diretta.

Note

  1. ^ Caws
  2. ^ (EN) A tortured goddess, su The Guardian, 7 ottobre 2000.
  3. ^ (ES) Henriette Théodora Markovich - Dora Maar (1907-1997), su Febrero Loco, 17 settembre 2007.
  4. ^ Francesca Bonazzoli, Il macabro valzer delle sue donne, 20 settembre 2012.
  5. ^ Concita De Gregorio, Dora, musa inquieta dietro il capolavoro, in La Repubblica.
  6. ^ Giuseppe Scaraffia, Dora nelle grinfie di Picasso, su Il sole 24 ore, 25 settembre 2011.

Bibliografia


Mario Fasciano e Rick Wakeman - Che Sogno.avi

domenica 26 aprile 2015

Come proteggersi dalla muffa

 
Antiestetica e insalubre, si forma a causa di infiltrazioni o eccessiva umidità. Ecco come intervenire nell’immediato, quali sono le cause e quali comportamenti evitare, partendo da una domanda dei lettori.
muffa500
In alcune stanze della mia abitazione (tutte dipinte con lavabile bianca,  si formano delle muffe a "macchia di leopardo", sempre negli stessi punti ossia dove si trovano i pilastri e i travi di calcestruzzo, sulle pareti di mattoni forati il fenomeno è molto meno intenso, praticamente inesistente , solo sfumato man mano che ci si allontana dal cemento armato. Ho provato delle costose vernici antimuffa (che hanno un lievissimo odore di zolfo) ma le muffe ricompaiono dopo 3, massimo 4 anni. Attualmente utilizzo comune candeggina spruzzata con un erogatore spray,  ripetendo l'operazione fino alla scomparsa delle muffe , a intervalli di 24 ore.
Con tale soluzione il lavoro è poco e la spesa irrisoria ma ovviamente nel giro di un annetto le muffe  si riformano.
Escludendo un costoso intervento di cappottatura esterna, quali altre soluzioni potete consigliarmi? Un rivestimento murale in sughero di 4 mm, incollato alla parete, potrebbe risolvere il problema?
Ringraziando per l'eventuale attenzione porgo i più cordiali saluti,
Regina


Risponde l’architetto Paola Nisticò di Roma
La muffa è un sintomo di condensa presente all'interno o sulla superficie della parete: essa si manifesta quando la parete esterna dell’edificio non è adeguatamente isolata.
In conseguenza di ciò il vapore acqueo, contenuto nell’aria sotto forma di umidità relativa, nel passaggio dell’aria da una temperatura più alta (interna) a una più bassa (esterna) si condensa. Questo avviene specialmente d'inverno. Un altro fattore che può essere causa di muffe è l'infiltrazione dell’acqua piovana dalle superifici esterne qualora non ci fossero un buon intonaco né una buona pittura (sono molto consigliate quelle acril-silossaniche).
I punti critici, in cui questo fenomeno è più evidente, sono le intersezioni tra pilastri e muratura, dove, per differenza di porosità dei componenti, c’è discontinuità di materiale e un passaggio di calore più rapido (ponti termici).
Affinché questo passaggio di calore non si manifesti la parete deve essere adeguatamente coibentata e la faccia interna deve avere una temperatura vicina a quella dell’ambiente che delimita (se nell’ambiente ci sono 20°C, la parete interna dovrebbe misurane 15°C).
Nel suo caso la parete perimetrale non possiede queste caratteristiche e va quindi adeguata.
Intanto le consiglio di ventilare l’ambiente e asciugare con un deumidificatore. Pitturare non è un rimedio definitivo, anche se esistono alcuni tipi di pitture con buone caratteristiche di isolamento.
Sono diversi i parametri che contribuiscono al mantenimento dell’umidità relativa all’interno di un ambiente, ma, un ruolo fondamentale, viene svolto dalla resistenza termica della parete, ovvero dalla sua capacità a non far passare il calore dall’interno verso l’esterno.
Inoltre gli ambienti devono essere mantenuti asciutti consentendo una ventilazione naturale, se poi si tratta di ambienti come cucine e bagni dove la presenza di vapore acqueo è maggiore o di pareti con esposizione svantaggiata, non credo che i rimedi empirici possano fare qualcosa.
repubblica.it

Transavanguardia totalmente oltre l'avanguardia

di Flavia Molinari // pubblicato il 09 Gennaio, 2012
Paladino-senza titolo
Per godere con maggiore intensità la visita a una mostra si può cercare di fare una sorta di viaggio iniziatico che ci dia, se possibile, una disposizione d'animo e una preparazione interiore. Per questa ragione mi pare importante anche la scelta del percorso che si compie per arrivare al luogo dell’esposizione.
A Milano per raggiungere Palazzo Reale consiglio di prendere la metropolitana gialla e salire le scale che si trovano proprio di fronte alla barriera di uscita: salendole si vede sullo sfondo prima stagliarsi alcune guglie del Duomo, poi man mano la facciata si manifesta in tutta la sua particolarità.
Sicuramente la sensazione di meraviglia che mi prende tutte le volte che faccio questa “emersione” con la mente liberta dall’assillo delle numerose incombenze quotidiane coinvolgerà chiunque, ben predisponendolo a guardare ciò che troverà al di sopra.
Come sempre una tappa obbligatoria di piazza Duomo a Milano è Palazzo Reale dove adesso, oltre Artemisia Gentileschi e Paul Cézanne, si può vedere, sino al 4 marzo, La Transavanguardia italiana, una antologica davvero con i “fiocchi”.
Così dopo le vibrazioni create dentro di noi dalla suggestiva apparizione del Duomo, siamo pronti a apprezzare pienamente una produzione artistica così originale da non suscitare mai noia in chi guarda perché la trama del suo racconto poetico è tessuta con i colori più belli del mondo.
Demaria
Sapere poi che questa mostra è curata da Achille Bonito Oliva, il teorico del movimento che nel 1979 ha coniato il termine Transavanguardia scrivendo un articolo su Flash Art, dà la sicurezza che le opere scelte sono tutte un eloquente saggio del percorso e della sperimentazione dei cinque artisti protagonisti, tutti insieme, di questo movimento, pur mantenendo ognuno una ben definita personalità. Questo movimento si stacca completamente dalle regole imposte da arte povera, concettuale e minimalista che avevano dominato negli anni sessanta e settanta: gli artisti puntano di nuovo sulle loro capacità manuali e pittoriche all’interno del nomadismo culturale e dell’eclettismo stilistico che li caratterizza e che trapela dalle frequenti citazioni di artisti e movimenti del passato.
Sandro Chia, Due Solitari, 1981
Ma guardiamo come ogni artista è riuscito a manifestare se stesso cominciando (in ordine alfabetico) da Sandro Chia (Firenze 1946), un vero maestro nella capacità di riuscire a lavorare con i materiali più disparati. Dopo l’iniziale esperienza concettuale, Sandro ha iniziato a dipingere opere di carattere figurativo e neoimpressionista alla fine degli anni settanta.
Di solito nelle sue opere la presenza di elementi autobiografici si fonde con grande raffinatezza alle reminiscenze di opere manieriste, futuriste o della pittura tipica degli anni trenta.
Il risultato sono i suoi caratteristici personaggi sognanti, un po’ sospesi tra cielo e terra, quasi melanconici ma nello stesso tempo capaci di suggerire una sensazione di grande impatto anche per l’uso di colori che donano loro un simpatico sentore di esuberante ironia.

Francesco Clemente (Napoli 1952) è influenzato dalla cultura e dalla filosofia indiana conosciute durante i suoi lunghi viaggi giovanili. E’ un autodidatta che si è pian piano formato lavorando presso alcuni studi anche negli Stati Uniti, esperienza che lo ha portato a elaborare una pittura introspettiva evidente nei suoi numerosi autoritratti deformati che sembrano alludere, attraverso immagini allucinate, a forme arcane sepolte nell’inconscio impaurito.
La matericità dell’opera richiama con sagacia allusiva l’impulso erotico con la sua carica di corposità sensibile: l’artista è sempre presente anche per ricordare con sapiente leggerezza la sua relazione con la creatività.

La vena artistica di Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949) si è espressa, in un primo momento, con la poesia, per poi fondere, da autodidatta, le suggestioni derivanti dagli artisti e dai movimenti precedenti  con il microcosmo delle culture popolari in una felice sintesi che approda a un misticismo vitalistico il quale suscita una sorta di sensazione cupa e drammatica quasi primordiale, tale da lasciare un segno profondamente sofferto.
Cucchi
Il suo desiderio di non fermarsi alla bidimensionalità lo porta a intervenire con la pittura sulle sue sculture eseguite, a volte, con materiali davvero inconsueti.

Il più giovane dei cinque è Nicola De Maria (Foglianiese, Benevento, 1954): egli sin dall’inizio si fa notare perché la cornice non limita i suoi quadri e perché usa una vasta gamma di cromie “mediterranee” piene di luce, quasi un’esplosione di vitalità luminosa a stento compressa.
Demaria mafleur
La sua pittura è una evidente trascrizione delle situazioni psicologiche che coinvolgono la mente e i sentimenti che lo percorrono. “Il risultato è un’architettura lirica e polifonica che ha in se i movimenti invisibili della frase musicale: melodica o sincopata, allegra o tonante”.

Ed ora Domenico, cioè Mimmo Paladino (Paduli, Benevento, 1948): guardando le sue opere salta subito agli occhi l’influenza che hanno avuto su di lui le tipiche immagini e le sculture arcaiche della tradizione mediterranea, tanto da fargli creare solenni e fantastiche iconografie che spesso hanno simboli greco- romani, etruschi e paleocristiani.
Paladino-camion
Per adeguare la sua poetica artistica alle sue opere usa talvolta tecniche antiche quali l’encausto o il mosaico anche polimaterico, grazie al quale la superficie mossa dalle diverse tessere racconta una maniera insolita di occupare la tridimensionalità dello spazio.

Il progetto espositivo della Transavanguardia continua con altre 5 personali distribuite sul territorio italiano: a Modena nell’ex Foro Boario è esposto Sandro Chia; a Prato nel Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci si trova Nicola De Maria, a Catanzaro nel MARCA e a Praia a Mare nel Santuario della Madonna della Grotta si vede la personale di Enzo Cucchi. Dall’1 Marzo a Roma nell’ex GiL di Luigi Moretti verrà esposto Mimmo Paladino mentre Francesco Clemente avrà la sua personale a Palermo nel Palazzo Sant’Elia a partire dal 15 Marzo.
Penso valga la pena di vedere tutto, ma la prima tappa dovrebbe essere Milano perché qui sono riuniti tutti e cinque gli artisti, con la possibilità, quindi, di percepire pienamente il significato della Transavanguardia.
 

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Mimmo Paladino, Senza titolo, 1983
    Olio su legno e acciaio, 142✕69 x 72cm
  2. Nicola De Maria, Molti anni per finire un disegno stellato a Torino, 1981-1982,
    Tecnica mista su carta montata su tela, 200 x 320 cm
  3. Sandro Chia, Due Solitari, 1981
    Olio su tela, 165,5 x 255 cm
  4. Enzo Cucchi, Fare un quadro, 1993,
    Olio su tela e ferro, 367 x 365 cm
  5. Nicola De Maria, Ma fleur, 1979
    Pigmento su tela, 150 x 240 cm
  6. Mimmo Paladino, Camion, 1985
    Tecnica mista su tela, 274 x 457 cm                                             Arte&Arti.net
  

venerdì 21 novembre 2014

FRIDA KAHLO, LEONE TROTZKIJ, ROMON MERCADER



                                                         Autoritratto di Frida Kahlo
di Fernando Bevilacqua
Roma - Di recente si è tenuta alle Scuderie del Quirinale una mostra interessante dedicata a Frida Kahlo – singolare pittrice messicana che approda per la prima volta in Italia con una messe importante di opere, per la quasi totalità autoritratti.
A seguito di un grave incidente subito a bordo di un autobus – un frammento d’asta metallica la trafisse ai fianchi – dovette subire reiterati interventi chirurgici.
Dedicatasi alla pittura, la Kahlo nonostante tutto visse una intensa vita sentimentale… Sposò  il celebre pittore Diego Rivera con il quale instaurò un rapporto di coppia aperta, adatto evidentemente ala natura di entrambi. E il ritratto di Diego Rivera del 1937 è tra i pochi soggetti maschili presi in considerazione, ed inserito nella mostra.
La schiera infinita delle raffigurazioni della Kahlo comprende anche i più noti, come “Autoritratto con scimmia” del ’43 – in cui allo sguardo intenso degli occhi scuri fa riscontro il collo roseo e lungo alla Modigliani!
Nella saletta delle proiezioni è stato poi possibile recuperare una sequenza insperata, in cui compaiono la Kahlo, il marito Rivera e il rivoluzionario Leone Trotzkij – del quale è stata molto probabilmente l’amante… Perché l’illustre esponente della rivoluzione bolscevica era a Città del Messico? Egli riteneva che la rivoluzione d’Ottobre dovesse avere carattere “permanente”, ed investire il mondo intero – condizione necessaria per consolidarsi anche in Russia… Stalin, conquistato abilmente il potere dopo la morte di Lenin nel 1924, adottò la tesi contraria – quella del “socialismo in un solo paese” -, costringendo l’avversario a lasciare infine la Russia.
Trotzkij, dopo varie peregrinazioni raggiunse Città del Messico accolto dal governo locale fortemente simpatizzante per la Rivoluzione bolscevica. All’esule fu assegnata una villa protetta da una scorta di guardie armate, dove visse dal gennaio 1937 all’agosto del 1940.
Negli anni ’40 l’Europa è ovviamente in guerra: l’agente segreto dell’ NKVD Ramon Mercader arriva alla capitale del Messico per uccidere Trotzkij – secondo l’ordine di Stalin, che non tollerava la pericolosa opposizione di un avversario dotato di una struttura culturale così rilevante.
Il Mercader, tramite una relazione imbastita con una assistente dell’esule, riuscì ad avvicinarsi al rivoluzionario russo, al quale sottoponeva articoli da visionare e correggere…
Infine il 20 agosto del 1940, ormai noto al servizio di guardia, passò il cancello della residenza di Trotzkij, nascondendo sotto l’impermeabile una piccozza da ghiaccio: interrogato sull’inusuale abbigliamento rispose che era raffreddato.
E mentre Trotzkij leggeva il suo scritto impugnò l’arma micidiale e prese a colpirlo sul capo ripetutamente! Alle grida della vittima accorsero i familiari e guardie: Mercader ferito, scampò tuttavia al linciaggio. Fu condannato a 20 anni di carcere, e rilasciato pertanto nel maggio del 1960. Accolto subito all’Avana, tornò successivamente in Russia – dove Stalin durante la sua detenzione lo aveva insignito del titolo di “Eroe dell’Unione Sovietica”.
Ramon Mercader morì a l’Avana nel 1978.
Maria Mercader ,sorella di Ramon Mercader, raggiunse l’Italia e mosse i primi passi nel mondo del cinema… L’incontro con l’attore e regista Vittorio De Sica fu determinante per la sua carriera d’attrice… Nel tempo ne divenne la seconda moglie: ne consegue che Christian De Sica è il nipote dell’uccisore di Leone Trotzkij… Evento non di secondaria importanza nella storia dell’Unione Sovietica: e fu già ricordato i un film, in cui Richard Burton era Trotztkij e Alain Delon Ramon Mercader, e che potrebbe essere interessante rivedere in TV.
Lo storico russo Victor Zaslavsky – anch’egli esule in Italia – scrisse sull’episodio il libro “il mio compagno di banco Ramon Mercader”, edito da Sellerio nel 2011.


domenica 31 agosto 2014

Isabella Pilenga presenta il Festival delle Buone Soluzioni a Roma



ROM-A-MOR
IL FESTIVAL DELLE BUONE SOLUZIONI NELLE OTTOBRATE ROMANE
DEL NUOVO CICLO DELLA CITTÀ ETERNA

18 e 19 Ottobre 2014
dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Palazzo Ferrajoli
Piazza Colonna 355 - ROMA

di Michela Cassese 
Roma - Un nuovo ciclo e un lungo e infinitesimale elenco di buone soluzioni. “Rom-A-moR” è la manifestazione ideata da Isabella Pilenga – presidente dell’Associazione Faciviltà (www.facivilta.it), docente dell’Università Popolare delle Scienze Olistiche di Roma e Master Reiki e counselor olistico certificato 7Impronte Academy- e curatrice del “IL LIBRO FELICE” una raccolta di autentiche memorie felici scritte a mano da tante persone molto diverse tra loro, ma unite dalla ricerca della felicità.
Dedicata al risveglio delle coscienze e alla percezione dello spirito, l'evento si tiene a Roma nelle giornate del 18 e 19 Ottobre tra le ore 10.00 e le ore 19.00 presso i saloni dei ricevimenti di Palazzo Ferrajoli a Piazza Colonna 355. www.palazzoferrajioli.it
E’ un percorso interiore” – spiega Pilenga – “attraverso, informazioni intellettuali, scientifiche, simboliche, fisiche, emozionali, artistiche, vibrazionali, spirituali, relazionali. Un itinerario in cui si susseguono aree dedicate a temi ispirati alla mappa dei sette chakra: mercato, lavori sul corpo, sulle emozioni, tavole rotonde su: pedagogia evolutiva, nuova civiltà, tecnologie del futuro, dialogo interreligioso a cura del Mandir della Pace condotto dall’attore Enzo di Caro, espressione creativa volta alla ricerca della propria unicità, conferenze, meditazione profonda e un originale spazio dedicato, esclusivamente, al silenzio”.
Si tratta di una “due giorni” dedicata alle grandi scoperte, alle risposte a tante domande a cui dare la buona soluzione; una carrellata di autentiche risposte con dimostrazioni scientifiche ed esperienziali, che ci mostrano soluzioni a risonanza positiva, che risolvendo un aspetto delle realtà vanno ad interagire positivamente con tutti gli aspetti della vita!
 "liberalizziamo l'amorevolezza".
Le sale di Palazzo Ferrajoli – durante le due giornate - saranno presidiate da “facilitatori di una nuova civiltà”, ossia gli associati di “Faciviltà” e moltissimi operatori tra cui i famosi: Daniele Gullà esperto ricercatore ospite della trasmissione misteri propone un laboratorio la domenica mattina di esperienze multidimensionali dal punto di vista scientifico e un’interessantissima esperienza di foto dell’aura di nuova tecnologia sperimentale  , Anna Fermi angelologa scrittrice di molti libri d successo autrice delle trasmissione “Angeli “ di canale 5 terrà una conferenza che ci illustrerà attraverso le sue esperienze le buone soluzioni angeliche, Daisy Chittarackal medico Ayurvendico ospite della trasmissione “Alle Falde Del Kilimangiaro” offrirà consultazioni, sarà presentato il calendario della Solidarietà di Monsignor Santino Spartà giornalista-scrittore, protagonista con 12 celebri personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo
Le stanze del palazzo interpreteranno una simbolica mappa dei chakra e un accento sull’utilizzo degli emisferi cerebrali, l’ingresso al festival passerà da un salottino da cui si accederà o al chakra del cuore o all’area mercato che conduce all’area conferenze, o all’area yoga. Un po’ rappresenta la nostra vita e tutte le esperienze che attraiamo ognuno con i suoi costi e i suoi benefici, che ci arrivino di preferenza dalla nostra parte razionale o intuitiva, va sempre bene se funziona per noi! così nell’area conferenze il famoso Guglielmo Giovannelli Marconi ci introdurrà alla filosofia tibetana, Simona Zampetti esperta di finanza, ci condurrà in una conferenza sugli investimenti a risonanza positiva, Rosa Mura ci racconterà di terapeusi essena, Cristina Vignato di registri Akascici, Piersabino Di serio ci parlerà di relazioni d’amore e tanto altro!
Poi troveremo la stanza dei lavori sul corpo con yoga e massaggi, bars (testa) e riflessologia plantare (piedi) e alcuni spazi riservati leggermente nascosti dietro dei paraventi per consulti individuali, counseling, i king, massaggio sonoro con le campane tibetane, reiki, cromopuntura ecc..
Nelle tavole rotonde incontreremo seduti in cerchio insieme a noi esperti che in condivisione ci illustreranno le loro competenze sulle soluzioni in ambito pedagogico ( con i nuovi bambini, nuovi approcci educativi) con Carla Fosco counselor del Bambin Gesù, : Christian Antonio Pagano, teologo-filosofo-pedagogista delle Edizioni Paoline, Maria Grazia Abbamonte autrice di libri sull’argomento tra cui “l’ascolto dei nuovi bambini” conduce Maria Vitoria Colapietro counselor olistico, master reiki e pedagogista  con Lia Veneziani istruttrice di yoga e nuova bambina ante litteram ,  ambito sociale con i movimenti di transizione e sovranità, le nuove tecnologie che rivoluzionano totalmente in favore di buone soluzioni ecologiche in ogni ambito a cura del movimento degli scienziati, conduce Carmine Marchesciano e una tavola rotonda con rappresentanti delle comunità religiose romane in una tavola rotonda sulla pace condotta da Enzo De Caro.
E tantissimi altri tra cui Carmine Marchesiano fotografo, biopranoterapeuta e naturopata di altissimo profilo che ha sostenuto attivamente l’organizzazione del festival offrirà informazioni sulle malattie di origine sottile, Fiorella Capuano "Fondatrice del Giardino di Pace, Ambasciatrice di Pace e Cultura, Facilitatrice dello studio scientifico fondato sulla Nuova Legge del Tempo, Interprete Tzolkin", che spiegherà alcuni importanti passaggi riguardanti il nuovo tempo e offrirà un concerto di campane di cristallo per accompagnare una sessione di yoga e sostenere una meditazione. Andrea Amato dell’azienda www.aeteres.com offrirà trattamenti energetici personalizzati per ogni stanza del palazzo così da usare la migliore energia possibile per le proposte di ogni singola stanza, Marco Nieri  www.archibio.it che sta operando in un  progetto per villa Borghese terrà una affascinante relazione sui giardini bioenergetici. Molti artisti di consapevolezza vibrazionale presteranno le loro opere per vivificare gli ambienti tra cui Adriano Buldrini, Ugo Ferrero, Bianca Fossà, Maria Teresa Nisticò (Architetto-Scultrice-pittrice), Matilde Tucci (pittrice), Licia e Lucia Di Spirito (pittrici e giornaliste) ed Emanuela Tittocchia (attrice-pittrice-architetto e conduttrice di Canale 5. Monica Melani del Mitreo Iside propone un imperdibile laboratorio di pittura energetica. Giuseppe Maria Pilo emerito Professore dell'Università Ca' Foscari di Venezia. Molti musicisti offriranno la loro arte come “buona soluzione” tra cui Oscar Bonelli nella stanza multidimensionale terrà un breve concerto di elevazione ed esperienza di meditazione profonda, il giovane talento Riccardo Garcia Rubi con la chitarra Flamenca,  mariapia Orlando nutrizionista di nuovo paradigma si espreimerà in canto armonico, Mariapia Nobile accompagnerà sessioni di yoga con il suo conto lirico dal cuore, il soprano lirico Franca Sebastiani che canterà un'aria di sua composizione Poi laboratorio di teatro il sabato mattina condotto dall’associazione “la Vela di Penelope”, Francesca Romano consulente di psicobiorisonanza autrice dell’importantissimo libro “iniziazione alla voce terapia” tiene un innovativo laboratorio sulla voce,  Marta Arcieri ne propone uno di poesia creativa.
Sempre nella stanza per le esperienze multidimensionali le grandi sacerdotesse An Ra Nae e Sephirot condurranno un breve laboratorio di presentazione di miscelazione olii sacri e programmazione Cristalli….
La Dottoressa Giovanna Kiferle  fondatrice della psicologia trascendentale ci condurrà in viaggi interiori di grandi soluzioni, si potrà sperimentare la tecnica della la cromopuntura con Giovanna Cacciatore, la nutrizione evolutiva con la biologa reiki master Mariapia Orlando, Avv. Roberta Ulivari meravigliosa conferenza sulle buone soluzioni nella mediazione e mediazione familiare, Rosa Brancatella  medico psicologo associazione “le risonanze” costellatrice familiare, Silvana Munari ci delizierà conducendoci in potentissime danza sciamaniche, con  Laura Rubrianti  potremo sperimentare la gong therapy
Nel reparto mercato avremo aziende quali Alkamed meravigliosa tecnologia risolutiva per l’acqua alcalinizzata, antiche Fragranze, Chalice Well, l’UPSOL – la rivista specializzata Lux Terrae, la scuola Centro Olos, la Galleria 8, il centro Gioia Equilibrio con la Takionica e le tecniche di Roy Martina

e tutti coloro che sentono di voler dare una possibilità al bene per Roma di sostenere la manifestazione di AMOR

E’ un invito ad avere fiducia” – afferma Anna Laura Chierichetti della “Vela di Penelope” – “sperimentare la gioia varcando la soglia degli affascinanti spazi di un palazzo storico nel cuore della Città Eterna, frutto del lavoro invisibile degli operatori che hanno unito gli intenti per creare un evento visibile nella materia e percepibile nello spirito”.
Il visitatore potrà osservare se stesso nel percorso indicato, comprendere come non esista una unica giusta via, avendo coscienza che il cuore si esprime in infiniti modi di al fine del raggiungimento dell’armonia sulla terra. L’intenzione è di stimolare ad apprezzare un cambiamento di punti di vista, un miglioramento dell’umore e un nuovo senso della vita.
Dobbiamo manifestare Amore” – chiosa Pilenga – “Il cuore fa la differenza. Molte persone oggi soffrono poiché vivono paura e senso di impotenza. Il desiderio di aprirsi è presente, ma, spesso, prevale un errato senso di imbarazzo, con il timore di essere derisi. Possiamo liberalizzare la sensibilità, l’onesta, la bontà”.
La cosa che un po’ fa la differenza con le altre manifestazioni del settore, è che questo è un po’ un evento “in famiglia”, la “famiglia “ di FACIVILTA’ un gruppo di persone che dal 2012 si incontrano per delle serate di sola convivialità e affetto per condividere ispirazioni di facilitazione di una nuova civiltà da nuovi punti di vista!

FACIVILTA’ STA RACCOGLIENDO PATROCINI E “MATROCINI” DI MOLTE REALTA’ SUL TERRITORIO CHE SENTONO LA VOGLIA DI SOSTENERE QUESTA CELEBRAZIONE DI AFFETTO, SOSTEGNO E FIDUCIA PER LA CITTA’ DI ROMA


La manifestazione sostiene il progetto in nuce di FACIVILTA’ di un Telefono Indaco, un ascolto telefonico per dare una risposta ai momenti fragili della vita dal punto di vista olistico e smistare su un territorio sempre più vasto i bisogni di assistenza attraverso una rete sempre più ricca e attiva di operatori selezionati.

Ufficio Stampa e PR
Emilio Sturla Furnò +39 340 4050400info@emiliosturlafurno.it
Ingresso libero - info e prenotazioni faciviltaroma@gmail.com 377 9848073

sabato 30 agosto 2014

Françoise Gilot: "Sono l’unica amante che si è salvata da Picasso (lasciandolo)"

Françoise Gilot: "Sono l’unica amante che si è salvata da Picasso (lasciandolo)"

La mostra dell’anno, a Milano, e due film in arrivo. Pablo, l’artista perenne, raccontato da una donna che l’ha conosciuto da vicino. Tanto da vicino che, per salvarsi, ha dovuto scappare da lui. Su Panorama il meglio della stampa internazionale

  • 14-09-2012
Françoise Gilot: "Sono l’unica amante che si è salvata da Picasso (lasciandolo)"
Pablo Picasso e Françoise Gilot fotografati da Robert Capa sulla spiaggia di Golf Juan, Costa Azzurra, 1948
di Malte Herwig
Parigi, Montmartre: i pittori ambulanti riempiono la place du Tertre e ritraggono i turisti giapponesi. Della fama e dell’infamia di questo quartiere di artisti, dove vivevano Pierre-Auguste Renoir e Vincent Van Gogh, e in cui Pablo Picasso aveva un atelier, è rimasto ben poco. Un paio di vie più in là, seduta nel suo laboratorio artistico, troviamo Françoise Gilot, la donna più famosa della storia dell’arte ancora in vita: vestito rosso, capelli a paggetto, e sopra gli occhi svegli, quelle sopracciglia che catturarono Matisse. Per 10 anni è stata l’amante e la musa di Picasso, nonché la madre dei suoi figli Claude e Paloma. Ha compiuto 90 anni ma le sue mani con cui ancora oggi dipinge appaiono forti.
Nella vita di Picasso ci furono molte donne e per la maggior parte di loro l’amore per lui finì in tragedia.
Davvero! Marie Thérèse Walter si impiccò, Jacqueline Roque si sparò, Olga Chochlova e Dora Maar persero la ragione. Solo io sono ancora viva e vegeta.
Nel suo libro, Vita con Picasso, riporta una frase dell’artista: "Ogni volta che cambio donna dovrei bruciare la precedente. Così me ne sbarazzerei".
Pablo diceva che in quel modo avrebbe potuto riacquistare la sua giovinezza. L’idea che una delle sue donne potesse vivere più a lungo di lui lo faceva infuriare. Una volta mi disse: "Tu non vivrai più a lungo di me".
A 90 anni e 6 mesi espone in America, Francia e Germania: non sembra affatto stanca. Tra 12 mesi lei avrà vissuto più a lungo di Picasso...
Lui direbbe che questa è la dimostrazione che non mi ha fatto soffrire abbastanza.
Per lui esistevano solo due tipi di donne: dee e vipere. A quale categoria si iscrive?
Quando ero incinta di Paloma, Pablo si recò a Varsavia a una conferenza sulla pace. Doveva trattenersi solo un paio di giorni e promise che mi avrebbe scritto. Invece fece scrivere i telegrammi al suo autista e stette via per quattro settimane. Quando rientrò, con un grande sorriso mi chiese se ero felice  del suo ritorno: lo presi a schiaffi. Almeno quella volta fui una dea. Da quel momento quando era via mi scriveva ogni giorno.
Lo ha descritto come un uomo molto possessivo. Voleva che lei indossasse un lungo vestito nero, quasi come un burqa. Perché?
Si potrebbe dire che era un talebano. Oppure provi a pensare all’inquisizione: gli spagnoli sono inclini al sadismo in forme estreme e in Pablo era una parte importantissima della personalità. Una volta, scherzando, gli dissi che era il diavolo, lui mi lanciò uno sguardo perfido e penetrante e rispose: "E tu sei un angelo uscito dalla brace e quindi mia sottomessa, ti marchierò". Avvicinò una sigaretta alla mia guancia, ma non gli diedi soddisfazione, non battei ciglio. Alla fine disse: "No, potrei volerti guardare ancora in futuro".
Quando la volle presentare a Henri Matisse, le fu permesso di indossare un abito colorato.
Indossai una camicetta lilla e pantaloni verdi: sapevo che gli sarebbero piaciuti i colori, conoscevo i suoi dipinti. Matisse aveva un umorismo subliminale e si comportò come se non sapesse della mia relazione con Pablo. Gli disse che desiderava dipingere il mio ritratto, con il corpo blu e i capelli verdi. A casa, Pablo borbottò: "Come osa? Lo faccio io". Eravamo insieme da tre anni ma non mi aveva mai fatto un ritratto.
Che rapporto c’era tra i due?
Erano amici. Matisse aveva un paio d’anni in più ed era paterno, a Pablo non dispiaceva e accettava. Una volta, scherzando, Matisse disse che erano come i due poli della Terra. Lui veniva dal nord della Francia, Pablo dal sud della Spagna. Pablo rispose: "Bene, io sono il Polo Sud, è più freddo".
Pare che gli incontri tra i due richiedessero sempre un grande sforzo diplomatico. Che atmosfera si respirava?
Si scambiavano poche parole, si osservavano. Si consideravano dei sovrani. Erano i più grandi geni dell’epoca. Si parla sempre di una repubblica delle arti in cui tutti sono uguali. Non è così, alcuni sono più uguali di altri.
Perché lei smise di dipingere mentre stava con lui?
Non c’era spazio e non potevo occupare troppo posto, le tele sono grandi. Mi limitai a disegnare finché restammo insieme.
Quando, 7 anni dopo, lo lasciò, Picasso predisse che sarebbe stato solo grazie a lui che la gente si sarebbe interessata a lei.
Lo lasciai nel 1953, quasi 60 anni fa. Da allora ho fatto tutto ciò che ho voluto. C’era una grande affinità tra il mio stile e quello di Pablo. Ma si potrebbe dire lo stesso di Matisse e Georges Braque. Mi piace moltissimo anche il primo Rinascimento italiano. Non abbiamo genitori nella pittura, ma solo antenati.
Come mai le artiste donne sono spesso all’ombra degli uomini dominanti? All’ultima asta da Christie’s, a New York, il rapporto era di 11 a uno. Il dipinto più costoso del dopoguerra, Orange, Red, Yellow di Mark Rothko è stato venduto per quasi 87 milioni di dollari (circa 70 milioni di euro), mentre il dipinto più costoso di una pittrice, Louise Bourgeois, è stato venduto a soli 10,7 milioni di dollari.
Le donne ricavano meno dalla loro arte. A tutt’oggi le gallerie espongono molte più opere di artisti uomini. Ma noi donne siamo parzialmente colpevoli. Siamo sempre molto narcisiste: raramente troviamo il coraggio di diventare noi stesse e di definire i limiti.
Lei è stata una donna audace?
La paura non mi ha mai sfiorata. Avevo 13 anni, quando salii in piedi su un balcone alto e qualcuno gridò che avrei dovuto saltare. Così saltai e mi ruppi un piede. Però saltai. Se vengo stuzzicata, reagisco: sempre avanti! I miei genitori volevano un maschio e invece sono arrivata io. Così ho dovuto sviluppare il corpo e la mente come quelli di un ragazzo. Molto presto mi incitarono a praticare sport come l’equitazione, lo sci e il nuoto. Mi aiutarono a prendere confidenza e a non avere paura. In seguito se ne pentirono, non avevo più paura di loro.
Suo padre insistette affinché lei studiasse giurisprudenza. Come riuscì a realizzare lo stesso il suo sogno e diventare pittrice?
Prima studiai filosofia e poi iniziai giurisprudenza. Parigi era già occupata dai tedeschi, quando marciai verso l’Arco di trionfo con i miei compagni di università, l’11 novembre 1940. Fummo arrestati e il mio nome entrò a fare parte della lista degli ostaggi. Se un soldato tedesco fosse stato ucciso nel mio quartiere, i tedeschi avrebbero ammazzato 50 francesi di quella lista. Dovetti presentarmi ai comandanti ogni giorno per tre mesi. Mi sottrassi fingendo di avere interrotto gli studi di legge, che i tedeschi odiavano: dissi di essere una fashion designer e mi lasciarono andare.
Quando conobbe Picasso?
Nel 1943, e sebbene la nostra storia abbia avuto un inizio e una fine, fu la più grande passione della mia vita. Non ho mai più vissuto né amato così intensamente. La nostra relazione è scritta dentro di me con lettere di fuoco.
Parigi era occupata e a causa della pittura i suoi genitori la diseredarono. Fu una buona idea mettersi con un pittore di 40 anni più vecchio che, oltretutto, aveva altre due amanti e una moglie pazza che lo assillava?
Fin da subito ebbi la sensazione che le cose non avrebbero avuto un lieto fine. Finché non andammo a vivere insieme, la nostra relazione andava a gonfie vele. Ma Pablo voleva che io mi trasferissi da lui e dopo tre anni cedetti. Vivere con lui significò subirne completamente il fascino, il che è insopportabile con una persona così autorevole. Sapevo che la storia era destinata a fallire, ma fu un fallimento che meritava di essere vissuto. Con Picasso la vita non fu mai noiosa. Di mattina, ovvero prima delle 2 del pomeriggio, Pablo era molto depresso. Diceva che la sua vita era noiosa, che non gli interessava più nulla. La sera, però, era al settimo cielo. Era volubile, ma anche incredibilmente abile e intelligente. Non ho più incontrato una persona con cui dialogare in quel modo.
È vero che gli piaceva citare G.W.F. Hegel?
Sì. Io però avevo studiato molta più filosofia di lui. Tuttavia, Pablo era sempre circondato di poeti e autori e aveva potuto assorbire le loro idee senza doverle studiare. Il grande naturalista Georges Cuvier era in grado di ricostruire un intero brontosauro da un osso minuscolo e Pablo era solito creare un intero edificio di idee con un pizzico di Hegel. Non ha apprezzato, però, che io l’abbia scritto nel mio libro. Non voleva essere visto come un pensatore, ma come un animale selvaggio, una forza della natura, ma lui non era affatto così. Possedeva un’incredibile complessità intellettuale.
Ed era pieno di contraddizioni: se da un lato era ateo, dall’altro la obbligò a giurargli amore in un angolo buio di una chiesa. Non è ipocrisia?
Picasso non era ateo, era lui stesso un dio. Gli spagnoli amano negare Dio, ma alla fine sono molto più religiosi degli altri. Non temono le contraddizioni interiori. A Pablo piaceva comportarsi come una persona normale, ma nel contempo gli piaceva sparlare di pittori come Maurice de Vlaminck che portavano scarpe di legno piene di paglia. Riteneva che fosse una cosa primitiva. Uno dei suoi motti era: un pittore deve essere troppo povero per permettersi una mucca ma abbastanza ricco per permettersi un autista.
Picasso ha dichiarato che lei è "la donna che dice no".
Non conosceva obiezioni. A un certo punto era rimasto solo. Spesso chi acquisisce fama mondiale diventa automaticamente una persona molto sola. Pensai che rispondendogli potevo fare qualcosa per lui: davo sempre una risposta ai quesiti che mi poneva.
Lei è l’unica donna che abbia lasciato Picasso. Se n’è mai pentita?
No. La situazione era diventata davvero insostenibile. Avevo aspettato abbastanza, anche per via dei bambini. Pablo ne voleva addirittura un terzo per tenermi ancora più vicina, però io no. Realizzò poi, invece, la scultura di una donna incinta. Non mi piaceva molto e quando glielo dissi le tagliò i piedi.
Picasso la minacciò: "Nessuna lascia un uomo come me".
E io replicai: aspetta e vedrai. Era una provocazione e pensava che il suo potere su di me fosse invincibile. A un certo punto il suo sadismo mentale era persino peggiore della sua crudeltà fisica: ecco perché il mio amore per lui finì. Non ho mai amato nessuno così intensamente, ma non volevo neppure essere una schiava: se fossi rimasta, i miei figli ne avrebbero risentito negativamente.
Picasso partecipava all’educazione dei vostri figli mentre vivevate ancora insieme?
Sarebbe stata una sventura. Pensi a suo figlio maggiore, povero Paulo: non ha mai ricevuto un’istruzione decente. Dopo la nostra rottura, portai i miei figli a Parigi dove frequentarono una buona scuola. Vedevano il padre solo durante le vacanze, d’estate o a Natale.
Finché 11 anni dopo non fu pubblicato il suo libro e lui interruppe i contatti con lei e con i figli per sempre, per ritorsione.
Il libro fu solo un pretesto. Comunque non era contro di lui, anche se fu interpretato così.
È vero che Picasso minacciò di boicottare i proprietari delle gallerie parigine che esponevano le sue opere?
Non solo, le persone del suo entourage fecero anche in modo che i giornali pubblicassero solo le recensioni negative sui miei dipinti. Con alcune eccezioni: Alberto Giacometti, per esempio, mi chiamava ogni due settimane e mi rilanciò. Tutti gli altri mi davano la caccia come un branco di lupi. Pablo fece sì che la vita in Francia diventasse molto difficile per me. Grazie a Dio, alla fine degli anni 50 riuscii a esporre le mie opere in altri paesi.
Picasso tentò persino di fare proibire il suo libro da un tribunale.
Sì, ma la mia casa editrice e io vincemmo la causa perché io riuscii a dimostrare che tutto ciò che avevo scritto corrispondeva al vero. Vincemmo anche la causa d’appello perché il giudice decretò che la storia era di pubblico interesse. Sa cosa successe allora? Non parlavo con Pablo da 2 anni e il giorno dopo la sentenza mi chiamò e mi disse: "Congratulazioni, hai vinto e sai che a me piacciono i vincitori". Era il suo lato migliore. Combatteva contro di te fino alla morte, ma quando era tutto finito, sapeva accettare il risultato.
Lei ha pagato un prezzo altissimo ed è andata in America, dove ha sposato Jonas Salk, che sviluppò il vaccino antipolio.
Fu la decisione migliore della mia vita. Picasso e i suoi amici fecero di tutto per distruggermi. Se fossi rimasta qui, avrei perso tempo a combatterli senza arrivare a nulla. Così dissi: ragazzi, divertitevi, non mi interessa ciò che dite su di me, io sono diretta altrove.
Lei ha esposto le sue opere ogni anno: ha dimostrato che Picasso aveva torto.
Per me la pittura è un modo di scoprire l’ignoto. Bisogna reagire al mondo, essere attivi e non mezzo morti. Dobbiamo vivere finché siamo vivi. I rimpianti sono solo una perdita di tempo. Inoltre, è molto più interessante vivere momenti tragici con persone interessanti che vivere una vita meravigliosa con una persona mediocre. Una persona mediocre non ti dà pace: distrugge anche te, ci mette solo un po’ di più.
Che cosa intende dire?
È semplice, renderà noiosa la tua vita. Se si vuole vivere veramente, si deve rischiare clamorosamente, altrimenti la vita non vale la pena di essere vissuta. Se si rischia, si attraversano momenti terribili, ma si impara tanto, si vive di più e si capisce di più. Non si diventa noiosi. La cosa peggiore è proprio diventare noiosi.